Giornata europea della logopedia 2015

IL DISTURBO COMUNICATIVO NEUROLOGICO

Vi sono varie cause e disturbi che possono portare a un disturbo neurologico che dà conseguenze a livello della comunicazione, tra le principali troviamo:

Demenza;
Disartria;
Afasia;

 

La DEMENZA è un graduale decadimento delle facoltà cognitive, che porta nel tempo a un peggioramento di abilità quali deglutire, comunicare, ricordare, quindi con attività della vita quotidiana. Molto forme sono irreversibili e tra le più conosciute vi è la malattia di Alzheimer. In questi casi non vi è possibilità di riabilitare a scopo di guarigione, ma si potenziano le abilità residue con l’obiettivo di contrastare e rallentare il più possibile il peggioramento della malattia, intervenendo sulle attività della vita quotidiana, per mantenerle il più possibile nel tempo e garantire la miglior qualità di vita della persona e della sua famiglia.

 

La DISARTRIA è definibile come deficit motorio, come conseguenza di paralisi o inccordinazione della muscolatura per la produzione della parola, cioè respirazione, fonazione, risonanza e articolazione. Talvolta è molto difficile capire che cosa dice il paziente, in quanto la voce può essere carente, l’articolazione dei suoni alterata. La logopedia agisce sul potenziamento muscolare, per aumentarne la forza, la precisione e la coordinazione pneumo-fonica (cioè tra respirazione e emissione della voce).

 

L’AFASIA è un disturbo caratterizzato da un danno (generalmente all’emisfero cerebrale sinistro) che porta a una perdita dei processi di produzione e/o di comprensione del linguaggio. Pertanto sono deficit che possono influenzare ogni livello del linguaggio (si parlerà di afasia globale) o solo singoli aspetti. Potremmo quindi avere, ad esempio, pazienti con una buona comprensione di quanto udito, ma non in grado di rispondere adeguatamente, o pazienti con produzioni fluenti ma prive di senso. Il logopedista interviene, con riabilitazione specifica, per ridurre il più possibile il deficit afasico e ripristinare, dove possibile, una buona comunicazione, che sia funzionale per il paziente, per chi gli è vicino e per l’ambiente in cui è inserito.

 

Si ricorda infine che la presa in carico migliore per questi pazienti è quella di EQUIPE, coinvolgendo più figure professionali, che integrando il lavoro di ognuno, riescono ad ottenere risultati di più alto livello.